lunedì 26 febbraio 2018

Tortellini fritti di mia madre




Il carnevale è appena passato, ma non posso non ricordare i tortellini fritti che mia madre preparava usando lo stesso impasto per preparare le "lattughe". Non so se lo facesse perché stanca dopo tanta frittura di lattughe o perché voleva farci assaggiare anche qualcosa di diverso. So solo che l'ultima parte dell'impasto lo stendeva lasciandolo un po' più spesso, lo farciva con una confettura un po' aspra ( la migliore è quella di amarene ) e poi lo friggeva. Così buoni, ma così buoni che io non vedevo l'ora che arrivasse il momento della loro preparazione.
Ingredienti:
Lo stesso impasto della ricetta  "noi le chiamiamo lattughe" dimezzando le dosi
confettura di amarene o albicocche
strutto per friggere
Come già detto sopra, si stende la pasta, dopo il dovuto riposo, non troppo sottile perché possa sopportare il ripieno senza rompersi.
Si farcisce con la confettura, con la rotella si tagliano i tortellini e si friggono in abbondante strutto precedentemente portato a temperatura. La temperatura non deve essere eccessiva in modo che la pasta si gonfi e cuocia anche all'interno . Col mestolo forato si girano perché possano colorire uniformemente. Una volta dorati si scolano su carta assorbente ed una volta freddi si cospargono di zucchero a velo. Quando li preparava mia madre non si usava lo zucchero a velo, ma quel leggero scricchiolio dello zucchero semolato sotto i denti forse era ancora meglio.



lunedì 5 febbraio 2018

Le trippe di gallina


Questo è un piatto dimenticatissimo, e quando ne parlo con qualcuno scateno sempre una certa "impressione". Ma diciamocela tutta, le trippe di bovino non sono un piatto della tradizione molto conosciuto ed apprezzato? Ed allora perché non apprezzare quelle di gallina; in fondo nell'intestino delle galline si trova lo stesso materiale che si trova nell'intestino del bovino! L'importante è fare un'adeguata pulizia. Allora se disponiamo di una vera gallina vecchia, sana, grassa, e tenuta a digiuno per un paio di giorni, senza farle mancare naturalmente l'acqua da bere, dopo averla macellata, spiumata ed eviscerata, possiamo preparare le trippe di gallina. Mia mamma le preparava e così pure mia suocera, anche se mal volentieri. A casa di mia madre eravamo tutti golosi di questa preparazione anche se la quantità risulta veramente esigua. Dopo sposata era mio suocero il vero cultore della materia, ed io la sola in famiglia che gli faceva compagnia. Lo so, non avrò nessun seguace, ma questo è un piatto della memoria e perciò va ricordato.
Dunque, serve l'intestino della gallina, ma non tutto. Sono da scartare i "ciechi " che sono parte dell'intestino da non tenere in considerazione (sono un po’ come la nostra appendice), e nemmeno il pezzo troppo vicino all'ano. Il resto va tagliato per il lungo con le forbici, in modo da aprirlo per poterlo raschiare con la lama di un coltello al fine di togliere il contenuto. Si lava per bene il tutto e si mette a bagno per circa mezz'ora o poco più in una soluzione di pari quantità di aceto bianco ed acqua. Trascorso il tempo, in un tegame di terracotta o porcellana si fa soffriggere un po' di grasso della gallina precedentemente macellata con poca cipolla, si aggiunge la trippa tagliata a tocchetti, si lascia insaporire, si aggiunge poca passata di pomodoro, una piccola foglia di alloro (questa è una mia aggiunta), un po' di brodo e si lascia andare dolcemente, possibilmente sulla piastra della stufa a legna. Si sala a metà cottura. E' lo scarto più scarto del pollo, ma il sapore è incommensurabile. Provare per credere!





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